Heidi è la proprietaria di un bar malandato in un quartiere povero di Berlino. Per sopravvivere deve aumentare le vendite, quindi decide di offrire ai clienti, per la maggior parte ubriaconi perdigiorno, la possibilità di bere a credito tenendo, con teutonica precisione, un ordinatissimo taccuino dei conti. In pratica concede agli avventori un mutuo subprime.
La voce si sparge, clienti vecchi e parecchi di nuova generazione affollano il bar di Heidi e le vendite esplodono. Approfittando della libertà concessa agli avventori di pagare con comodo, Heidi aumenta i prezzi di vino e birra, le bevande più consumate e i profitti crescono verticalmente. Un giovane e dinamico consulente di una banca locale, attratto dallo sviluppo del bar, decide che i debiti degli habitués sono una garanzia supplementare per Heidi, quindi raccomanda caldamente l'ampliamento del fido bancario a favore dell'esercizio.
Alla direzione centrale della banca alcuni esperti rockets della finanza, di ritorno da uno stage presso la facoltà di Economia dell'Università di Chicago, colgono l'opportunità di mettere in pratica le nuove teorie appena studiate. Detto fatto gli asset di Heidi, cioè i debiti degli allegri clienti, vengono trasformati in sintetici Ros-sobond, Biancobond e Birrabond, subito equazionati, frazionati, polverizzati e collocati nel mare magnum del sistema finanziario globale. Nessuno capisce bene cosa significhino i nomi e tantomeno come siano garantiti i bond. Ma che importa, il mercato «tira», le commissioni sono generose, i prezzi salgono e le vendite vanno alla grande.
Un bel giorno, malgrado i prezzi dei bond siano in costante ascesa, un oscuro funzionario del dipartimento credit-modella banca (poi licenziato per pessimismo disfattista) decide che è tempo di chiedere in pagamento almeno una parte del dovuto, contratto dai beoni del bar di Heidi.
Ovviamente nessun cliente può saldare tali somme, pretese all'improvviso e con così improvvida maleducata imposizione. In conseguenza, neppure Heidi purtroppo può restituire il debito in banca e dichiara bancarotta. A seguire, Rosso-bond e Biancobond crollano del 95%, mentre Birrabond, con performance superiore, perde solo l'80%. I fornitori di Heidi, che consigliati dal medesimo istituto accettavano non solo pagamenti posticipati, ma avevano anche investito nei suddetti bond, si trovano sull'orlo del baratro. Il fornitore di vino fallisce e quello della birra viene rilevato a costo zero da un concorrente. La banca, invece, viene salvata dal governo dopo un giro di frenetiche consultazioni con i leader dei numerosi partiti politici di maggioranza e opposizione. I fondi governativi immessi per l'operazione di salvataggio vengono infine reperiti tramite una nuova tassa a carico del popolo degli astemi. Storiella folle? Non tanto, il profilo del test case risulta eccellente.
La sequenza degli effetti domino è nota. Il collasso del sistema finanziario genera una serie di tamponamenti a catena, identico a quello delle prime nebbie sull'autostrada. Il primo inchioda davanti al muro di nebbia, il secondo riesce a fermarsi appena in tempo, ma dietro succede il finimondo. I beni durevoli ad acquisto finanziato sono le prime vittime del caos. Le vendite di automobili nuove subiscono contrazioni poco sostenibili, primissime quelle americane, mercato dove chi compra una macchina in contanti è quasi sconosciuto. Ford sta male, Chrysler collassa e General Motors deve ricorrere a profonde amputazioni per evitare il diffondersi della cancrena. Tutta colpa della finanza? Non esattamente, l'imperizia è anche di management schiavi della miopia ragionieristica che attualmente domina i consigli di amministrazione.