giovedì 31 dicembre 2009
Buon 2010
giovedì 24 dicembre 2009
Echelon
giovedì 17 dicembre 2009
Collexis High Definition
mercoledì 9 dicembre 2009
Co-housing
mercoledì 2 dicembre 2009
lavoro autoprogrammabile
martedì 1 dicembre 2009
googleconomics
domenica 29 novembre 2009
Intelligence al tempo del libero mercato
sabato 28 novembre 2009
La crisi finanziaria
venerdì 27 novembre 2009
La nuova era della manipolazione delle Borse
giovedì 26 novembre 2009
Manuel Castells - I due volti della globalizzazione dei mercati
mercoledì 25 novembre 2009
osterie mantovane
lunedì 2 novembre 2009
mercoledì 5 agosto 2009
Draghi Presidente
giovedì 25 giugno 2009
democrazia dell'informazione
Creare una democrazia dell'informazione. Il potere manageriale dipende tradizionalmente dal controllo dell'informazione. Eppure, sempre più spesso, la creazione di valore ha luogo in corrispondenza dell'interfaccia tra dipendenti di primo livello e clienti. Gli addetti della prima linea devono essere informati e responsabilizzati, in modo da fare tutto il meglio per il cliente senza il bisogno di chiedere l'autorizzazione. Anche la capacità di adattamento dipende dalla trasparenza dell'informazione. Negli ambienti volatili, ai dipendenti servono la libertà di muoversi rapidamente e i dati per agire in modo intelligente. Se devono riferire le decisioni ai propri superiori, la capacità di adattamento risulta attenuata. Ecco 'perché i costi di accentrare l'informazione stanno diventando insostenibili. Per prendere decisioni tempestive nel migliore interesse dell'intera azienda, i dipendenti di livello più basso devono essere gli individui più informati all'interno dell'organizzazione. Perciò, le aziende devono creare sistemi di informazione «olografici», che diano a tutti i dipendenti una visione tridimensionale delle misure cruciali della performance e delle priorità fondamentali.
martedì 23 giugno 2009
polizze RCA
lunedì 15 giugno 2009
le 4 verità della crisi
giovedì 4 giugno 2009
"democratura"
I sistemi politici sono articolati su varie componenti ma due sono a mio avviso gli assi cartesiani sui quali descriverli con maggiore efficacia:
RAPPRESENTATIVITA – è la caratteristica attraverso la quale i responsabili politici si immedesimano nelle esigenze della gente di cui sono responsabili.
GOVERNABILITA – è la capacita dei prendere decisioni in modo efficiente e rapido.
Miscelando le due componenti si coprono tutti i sistemi ed in particolare con il massimo di rappresentatività ed il minimo di governabilità si disegna l’anarchia mentre sul fronte opposto con il massimo di governabilità ed il minimo di rappresentatività si configura la dittatura. Le soluzioni intermedie sono le più frequenti ed in ciascuna si nota a lungo andare la componente penalizzata ma massimizzare entrambe risulta molto difficile se lo si vuole ottenere in modo simultaneo.
La mia idea è che
Si rischia certamente la dittatura senza controlli precisi ma introducendo vari livelli di governo ben distinti come la sequenza comune – regione – nazione – continente ed aumentando la trasparenza con la pubblicazione sul web di tutte le info-decisioni il rischio si riduce di molto.
giovedì 21 maggio 2009
Rue89
lunedì 18 maggio 2009
Kamut
domenica 17 maggio 2009
Lega Nord 12% - 14%
mercoledì 13 maggio 2009
Club di Budapest
sabato 9 maggio 2009
Innovare, ma non da soli
Primo errore: che l'innovazione serva a cambiare. Quando le cose vanno male, in effetti, si fa un grande parlare di innovazione, che tuttavia proprio in quel momento deve fare i conti con le condizioni più difficili, con la carenza di risorse, con la mancanza di lucidità, con la scarsità di tempo. L'innovazione serve a cambiare solo se si sta già cambiando, se non si rema contro, se non si fa di tutto per non cambiare.
Secondo errore: che l'innovazione concerna questo o quel settore produttivo, questa o quella struttura organizzativa, questa o quella componente della pubblica amministrazione. Non c'è innovazione possibile, o meglio non c'è innovazione che possa contribuire davvero a cambiare qualcosa, che non sia una innovazione di sistema, che non riguardi tutti gli aspetti che convergono non soltanto nell'attività economica, ma soprattutto nelle funzioni della convivenza.
Terzo errore: che l'innovazione debba insistere sull'offerta, allo scopo di migliorare prodotti o servizi, mentre possa trascurare la domanda. Se anche la domanda non viene innovata, se non si forma acquisendo le stesse caratteristiche innovative dell'offerta, tutto si blocca alle soglie del magazzino o dello sportello. Se l'utente non sa come usare al meglio ciò che gli viene proposto, invece di aumentare la sua soddisfazione, se ne accresce la frustrazione e la reazione.
Quarto errore: che l'innovazione sia una bandiera, qualcosa che si possa sventolare per difendere le posizioni acquisite. C'è innovazione se e solo se l'intero sistema è disponibile a mettersi in discussione, anche se dovessero mutarne gli equilibri interni, anche se il potere di innovare dovesse passare di mano.
Innovazione come progetto, innovazione come sistema, innovazione come interfaccia, innovazione come cultura: quattro aspetti innovativi dell'innovazione che sono oggi, nel bene e nel male, alla base della riflessione non soltanto sull'innovazione, ma sull'intero contesto in cui l'innovazione dovrebbe esplicitarsi, orientarsi, implementarsi.
I limiti della tecnologia, anche di quelle tecnologie che sembravano virtualmente illimitate come le tecnologie elettroniche e informatiche, si scontrano con la pretesa di trasformare il mondo in un sistema calcolabile, senza tenere conto di ciò che conta e di ciò che non conta. Le scelte energetiche che si stanno facendo a favore delle energie verdi, si scontrano con quella che banalmente si potrebbe definire la loro logistica, le reti per portarle lontano, ma anche le abitudini di vita, dalla edilizia al risparmio nei consumi, che la gente dovrebbe adottare perché quelle energie innovative risultino efficaci. Infine, la ricerca sul genoma, il luminoso e oscuro orizzonte della nostra vita, quello in cui potremmo maggiormente sperare di risolvere tanti vitali misteri della vita, si scontra con il fatto che quanto dai da una parte, in termini di conoscenza, togli dall'altra, in termini di economicità e di affidabilità.
Insomma, se una volta si raccomandava di guardarsi le spalle, oggi si dovrebbe raccomandare di guardare davanti, là dove le cose cambiano, spesso senza neppure sapere perché cambiano, nella illusoria pretesa che tutto debba cambiare, anche se non tutti, anzi spesso pochissimi potranno approfittarne davvero.
domenica 3 maggio 2009
Bioinformatica
lunedì 6 aprile 2009
sabato 4 aprile 2009
domenica 29 marzo 2009
Università saranno le fabbriche del futuro
sabato 28 marzo 2009
Aboca, erbe per la salute
mercoledì 18 marzo 2009
Le "Ronde informatiche"
venerdì 13 marzo 2009
6 REGOLE PER IL CERVELLO
lunedì 19 gennaio 2009
Pil a -4%
Oggi l'OCSE ci dice oggi che il Pil registrerà un -2% nel 2009 ed il deficit passerà da 2,8% del PIL al 3,8%. Purtroppo sono dati sottostimati come già la stessa OCSE sottostimò nel 2008 ( vedi articolo sole 24 ore ) ed, infatti, parlò in gennaio 2008 di una crescita dell’1,3% nel 2008 quando invece si è registrato un -0,7% quindi riportando il medesimo errore potremo stimare un -4% del PIL italiano nel 2009. Per il deficit l’errore è forse anche maggiore perché pensare ad un peggioramento dei conti dell’1% rispetto al 2008 e cioè di soli 17 miliardi di euro mi sembra ridicolo in quanto solo a dicembre il disavanzo di cassa è peggiorato di 10 miliardi rispetto al precedente anno e stimare quindi 5 miliardi al mese per tutto il 2009 non mi sembra azzardato ma questo farebbe 60 miliardi a fine anno ed un deficit ulteriore di 3 punti rispetto al precedente cioè un deficit del 6%.
Sommando i 2 dati si ottiene un dato negativo del 10% cioè il rapporto debito Pil passerebbe da 105,7 del 2008 al 115,7 del 2009 con una perdita di 170 miliardi di euro per il sistema Italia.
La cosa grave è che non si migliorerà nulla ma solo il “tenere ferma la barca” costerà tantissimo e senza prospettive di miglioramento.